Dopo la mostra Affinità elette (2016) Nanda Vigo – architetto, designer e artista milanese – ha generosamente deciso di lasciare esposta in museo una selezione di opere della sua collezione. Mario Schifano, Mimmo Rotella, Bernard Aubertin, Giulio Turcato e naturalmente lei, Nanda, sono solo alcuni dei nomi presenti all’interno della Piccola “Affinità elette”, come la stessa Vigo ha definito questa “chicca” espositiva.
47 opere: pezzi di vita per lei, testimonianze dei suoi legami personali e lavorativi per noi. Ma al di sopra di tutto, tasselli importanti per la storia dell’arte in quanto espressioni del clima culturale della Milano anni ‘60, sperimentale e interfacciato con i maggiori movimenti artistici dell’epoca. “Affinità elette” sono infatti quelle personalità che la Vigo ha incontrato e, appunto, eletto a interlocutori della propria attività e, di converso, gli artisti che hanno scelto lei come riferimento.
Gran parte dei lavori sono nati da veri laboratori creativi. Così le opere di Nanda: i Cronotopi (spazio-tempo), infatti, sono il frutto di una complessa ricerca sul rapporto luce/spazio e “costringono” a riflettere su quanto il nostro “stare” nella realtà sia condizionato dalle percezioni che la mente sviluppa attraverso la visione ottica. Vetri smerigliati con texture differenti, sovrapposti l’uno all’altro e accostati all’alluminio catturano la luce, la riflettono, la scompongono e la ricompongono in cromatismi diversi, infine la restituiscono con effetti inediti. La distorsione percettiva che ne deriva disorienta: per entrare nell’opera, chi osserva deve abbandonare l’abitudine a orientarsi secondo le coordinate spazio-temporali e disporsi a esplorare uno spazio “altro” senza dimensione. Solo così, passando dallo straniamento alla volontà di ricomposizione di un senso nuovo, un “territorio” imprevisto può essere indagato e poi abitato. È questa la disposizione consigliata per la visita a tutta la mostra!