Cimabue alla Raccolta Lercaro:
il restauro della “Maestà” spiegato al pubblico
La Fondazione Lercaro è particolarmente lieta di ospitare nei propri spazi museali la fase finale del restauro dell’opera Maestà, un dipinto realizzato da Cimabue (1240 ca – 1302) negli anni Ottanta del Duecento utilizzando la tecnica della tempera e oro su tavola, e custodito presso la Basilica di Santa Maria dei Servi di Bologna.
Si tratta di un’opera di particolare rilevanza, non solo a motivo della sua attribuzione a uno straordinario artista del XIII secolo, padre dell’arte italiana, ma anche in relazione al contesto storico, culturale, artistico e spirituale della città di Bologna, per cui venne realizzata. Rappresenta infatti la Madre di Dio secondo un’iconografia tipica della metà del Duecento, derivante dalla pittura orientale: Maria, vestita con una tunica color porpora celata da un grande manto blu (maphorion) che avvolge tutta la sua figura, è seduta su un grande trono di legno intagliato e regge tra le braccia il figlio Gesù, in piedi sulla gamba sinistra della madre e rivolto verso di Lei, quasi a ricercarne l’abbraccio.
Il restauro – reso possibile grazie al contributo della Fondazione Carisbo e di Genus Bononiae Srl ed eseguito dal laboratorio di Camillo Tarozzi sotto l’Alta Sorveglianza della Soprintendenza alle Belle Arti e Paesaggio per le province di Bologna, Modena, Reggio Emilia e Ferrara, rappresentata dal dott. Franco Faranda – si qualifica non solo come intervento conservativo, già avviato nei mesi scorsi nell’imminenza della mostra Da Cimabue a Morandi. Felsina pittrice, organizzata da Genus Bononiae nella cornice di Palazzo Fava; bensì come un più impegnativo momento di scelte critiche e operative, volto a restituire una migliore e più filologica lettura dell’opera, alterata da alcuni invasivi restauri precedenti e, non da ultimo, dalle pratiche di devozione consistenti nell’accensione delle candele.
In ragione dell’eccezionalità e irripetibilità di questo momento la Fondazione Lercaro, in accordo con la Soprintendenza, offre a gruppi di visitatori che ne faranno richiesta la possibilità di assistere a una lezione tesa a mettere in luce aspetti legati alla matericità e allo stato conservativo del dipinto unitamente a contenuti più specificamente connessi alla sua storia e alla sua iconografia.
L’opera, che attraverso la potenza del segno e del colore e la magnificenza data dalle grandi dimensioni, restituisce a chi la osserva un’immagine della Vergine di grandissima forza espressiva, si inserisce pienamente nelle finalità che, da sempre e per volontà del cardinale Giacomo Lercaro, orientano le scelte e l’operato del museo: formare ed educare alla lettura dell’immagine, in modo particolare di quella sacra, nella convinzione che l’arte sia una forma della ricerca umana dell’Infinito.
In un’ideale prosecuzione di contenuti con la raffigurazione ad altorilievo della Madonna del Latte di Simone Ferrucci, già presentata alla Raccolta Lercaro lo scorso anno ed esposta a Expo 2015 nel padiglione di Granarolo, anche in questa occasione il museo desidera offrire un momento di riflessione che pone al centro Maria, madre di Dio e madre di tutti gli uomini.
Al termine del restauro, prima di essere nuovamente collocata presso la Basilica di Santa Maria dei Servi, l’opera resterà esposta nelle sale della Raccolta Lercaro.
Note relative all’intervento di restauro sono pubblicate sul sito: http://www.noteartistiche.it/cimabue/